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Discovery Woman: Patti Smith

Poetessa, cantante, artista impegnata. Ma prima di tutto donna: Patti Smith inaugura la rubrica “Discovery Woman” dedicata alle artiste più rivoluzionarie e rivolta a tutti coloro che hanno bisogno di ispirazione per rivoluzionare se stessi

C’è un momento, nella vita di una donna, nel quale ognuna di noi capisce di essere diventata donna. Diciamo addio alle sicurezze dell’infanzia, addio alle incertezze dell’adolescenza e prendiamo atto che quello sarà il punto di non ritorno. Per Patti Smith quel momento arriva a 19 anni: rimane incinta di un ragazzo più giovane di lei ma è troppo povera e insicura per tenersi la bambina. Decide quindi di darla in adozione, assicurandola alle cure di una famiglia benestante e amorevole. Non la rivedrà mai più. Per la giovane Patti il momento della rinuncia alla maternità sancirà l’impegno di fare della sua vita qualcosa di importante. Con le cicatrici sul ventre e nell’anima sale su un autobus e parte per New York, che negli anni 60 è il centro nevralgico della rivoluzione culturale in America. Patti Smith non ha ancora chiaro che cosa le riserverà il futuro, ma sa cosa vuole: diventerà una poetessa.

Chicago, 30 dicembre 1946. E’ un lunedì notte. La bufera di neve ha paralizzato il quartiere di North Side, ma non Patricia Lee Smith, che viene alla luce proprio in quella notte di tempesta. La ragazzina con i capelli corvino, le mani lunghe e il fisico androgino è considerata poco attraente dal padre, il quale la indirizza agli studi magistrali affinché diventi insegnante, un buon impiego per una ragazza “bruttina” che di certo non si sposerà mai. La madre invece le insegna le preghiere e le legge le poesie di William Blake. A 16 anni le dona La favolosa storia di Diego Rivera. Patti inizia a sognare una vita bohemien come quella di Diego e Frida, ma solo a 20 anni avrà il coraggio di mollare il New Jersey per New York.

Senza soldi, senza casa e senza cibo Patti inizia a lavorare come cameriera in un ristorante italiano di Times Square. Tre ore dopo il suo debutto, rovescia un piatto di vitello al parmigiano sul completo in tweed di un cliente e capisce di non avere futuro in quella professione. I primi tempi dormirà in metro, nei cimiteri, per strada e anche nel bagno del negozio di artigianato etnico dove finalmente lavora come cassiera. E in quel negozio farà la conoscenza di Bob.

«1967: era l’estate in cui morì Coltrane. L’estate di Crystal Ship. I figli dei fiori levavano le braccia vuote e la Cina esplodeva l’atomica. Jimi Hendrix dava fuoco alla sua chitarra a Monterey. La radio AM suonava Ode to Billie Joe. Ci furono rivolte a Newark, Milwaukee e Detroit. Era l’estate di Elvira Madigan, l’estate dell’amore. E in quell’atmosfera mutevole, per nulla accogliente, un incontro casuale cambiò il corso della mia vita. Fu l’estate in cui incontrai Robert Mapplethorpe»
(Patti Smith, Just Kids)

Lui, Robert Mapplethorpe, ancora non sa che diventerà il più famoso fotografo del 900. Lei, Patti Smith, ancora non sa che diventerà la sacerdotessa del rock. Entrambi si innamorano e vanno a vivere insieme in un appartamento scalcinato e dal fitto basso, al 160, Hall Street. Lo arredano con mobili di seconda mano e con decorazioni che Robert crea con le sue mani durante le ore del riposo. Entrambi fanno lavori saltuari, cercano di risparmiare il più possibile e spesso si trovano a dover scegliere tra placare i morsi della fame con un sandwich, oppure spendere i soldi per tele e colori con cui fare arte. Dipingono, creano, si amano. Sono instancabili e sono felici.

– Oh, dai, fai loro una foto, disse la donna, rivolgendosi al marito un po’ perlesso. Sono sicura che siano due artisti. Forse un giorno saranno qualcuno. – Frena il tuo entusiasmo, tesoro. Non sono altro che due ragazzini- replicò il marito scrollando le spalle.

(Patti Smith, Just Kids)

Quei due ragazzini spiantati e senza soldi cambiano continuamente amicizie e abitazione. Scelgono di andare a vivere in una stanza del Chelsea Hotel e si circondano di artisti e intellettuali senza avere chiara la percezione di quello che accade intorno a loro. Sentono che il mondo sta cambiando e che loro sono la voce di quel cambiamento. Robert si dedica alla fotografia, Patti alla poesia e alla musica. L’idea di fare la cantante non l’aveva mai sfiorata, ma il suo bisogno di comunicare e di risvegliare la gente prevale su tutto.

«La mia missione è comunicare, risvegliare la gente, darle la mia energia e ricevere la sua. Ci siamo dentro tutti, e io reagisco emotivamente come lavoratrice, come madre, come artista, come essere umano dotato di voce. Tutti noi abbiamo una voce. Abbiamo la responsabilità di allenarla e di usarla»

(Steven Sebring, Patti Smith: Dream of Life)

Perché dovremmo ispirarci a Patti Smith?

  • Non è mai troppo tardi per realizzare i propri sogni: Patti Smith inizia a fare musica nel 1974, a ventotto anni. Oggi ha 74 anni ma continua a esibirsi (in barba a tutti coloro che dicevano fosse vecchia!) Nel 2007 è entrata a far parte della Rock and Roll Hall of Fame. E’ stata povera, ma è riuscita a farsi strada con le unghie e con i denti.
  • Dalle esperienze più dolorose che la vita ci presenta possiamo solo imparare: la vita della sacerdotessa del rock è stata un susseguirsi di lutti e abbandoni. Ma anche dopo aver annunciato l’abbandono dalle scene, Patti Smith ha ripreso a suonare, dedicandosi a progetti umanitari
  • Non importa la meta, ma il viaggio che intraprendi per arrivare alla meta: la giovane Patti sognava di diventare una poetessa. Tra mille difficoltà è riuscita a realizzare il suo sogno diventando molto di più di una poetessa
  • I commenti sulla sua fisicità non l’hanno mai demotivata: il padre pensava che fosse troppo brutta per sposarsi. Molti critici l’hanno definita un “corvo” per via del suo look. Patti Smith si è sposata comunque, è diventata madre e ha continuato a vestirsi come le pareva. Dopo tutto lei è Patti Smith.
  • People Have the Power: non solo una canzone, ma un inno generazionale e un’ode alla consapevolezza: ognuno di noi può fare la differenza, anche se si tratta di una goccia nell’oceano.

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