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Coming Very Soon: le uscite di Novembre con AC/DC, Smashing Pumpkins e Whitesnake

Lasciamoci alle spalle ottobre e diamo il benvenuto al mese più rock dell’anno! Proprio così: novembre si preannuncia come un mese all’insegna del rock e dell’hard rock, con nuove uscite davvero promettenti e riedizioni di album e concerti dal vivo di alcuni dei più grandi nomi del rock mondiale. Siete pronti? Prendete carta e penna e segnate queste date in agenda!

Iniziamo con un ritorno a sorpresa: il 13 novembre gli AC/DC lanceranno Power Up, il loro diciassettesimo album (già anticipato dal singolo Shot In The Dark). Una buona notizia per chi temeva che, dopo “Rock Or Bust” (2014), il futuro del gruppo fosse ormai arrivato al capolinea.

E a proposito di grandi band: non potevamo non segnalarvi l’uscita della seconda parte della trilogia “Red, White and Blues Trilogy”. Parliamo dei Whitesnake, che il 6 novembre ritornano con Love Songs, la seconda raccolta di successi che mescola le migliori hit del passato, negli anni tra il 1987 e il 2011 (eh si, tra queste c’è anche Is This Love?)

Il 13 novembre vi segnaliamo anche l’uscita di Jewel Box di Elton John, che ritorna con un cofanetto di ben 8 cd contenenti demo, rarità e pezzi editi ma poco conosciuti. Una vera e propria scatola del tesoro, che sarà disponibile anche in versione digitale.

Ora passiamo in rassegna le tantissime riedizioni di album e concerti dal vivo, perché c’è davvero da impazzire! Ecco le uscite più attese di questo novembre:

  • David Bowie, Metrobolist ( aka The Man Who Sold the World) – 6 novembre
  • The Cranberries, No Need to Argue: Expanded Edition – 13 novembre
  • Eric Clapton, Crossroads Guitar Festival 2019 – 20 novembre
  • Pink Floyd, Delicate Sound of Thunder – 20 novembre
  • Dream Theater, Distant Memories. Live in London – 27 novembre

Imperdibile anche la riedizione di Colpa d’Alfredo: eh si, il terzo album del Blasco compie 40 anni! Per celebrare quest’importante anniversario, il 27 novembre sarà finalmente disponibile l’edizione speciale rimasterizzata (che è già in preorder) con un cofanetto deluxe da collezione, in edizione limitata.

Ma non è finita qui. Concludiamo in bellezza con una notizia che aspettavamo da settembre: il 27 novembre sarà finalmente il turno degli Smashing Pumpkins, che ritornano con un nuovo lavoro in studio. Cyr è un doppio album di 20 tracce che Billy Corgan ha definito come “una follia distopica”. E noi, non vediamo l’ora di ascoltarlo e intraprendere questo viaggio musicale insieme a loro!

Queste erano le uscite di novembre, un antidoto contro la noia e l’apatia del mese più lungo dell’anno. Ci sono altri dischi che vi piacerebbe segnalarci? Scriveteci!

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The Zen Circus annuncia l’uscita del nuovo album di inediti

S’intitola “L’ULTIMA CASA ACCOGLIENTE” il nuovo album di inediti di THE ZEN CIRCUS, in uscita il prossimo 13 novembre e da ora disponibile per il preorder e presave. L’album sarà pubblicato in versione CD e LP. Del formato vinile sarà realizzata anche una speciale edizione colorata a tiratura limitata con card autografata in esclusiva per Amazon.

Qui trovi il link al preorder e presave del disco

Unicamente tramite l’acquisto del CD dal sito di Mondadori Store, sarà possibile accedere ad evento esclusivo online e partecipare ad un meet and greet virtuale con la band.

“L’ultima casa accogliente” è stato anticipato dal singolo e video “Appesi alla Luna”, un brano che ha ricevuto da subito l’ottimo riscontro da parte di critica e pubblico ed è entrato direttamente nelle principali playlist digitali.

Il nuovo disco arriva a due anni di distanza dal precedente album di inediti “Il fuoco in una stanza”, un lavoro che ha consacrato The Zen Circus come una delle realtà più apprezzate e seguite del panorama musicale italiano attuale.

Da concertista classica a rocker di successo: intervista a Micol Arpa Rock

Discovery Woman è la rubrica dedicata alle artiste più rivoluzionarie del mondo della musica. Questo mese abbiamo intervistato Micol Arpa Rock, artista vulcanica, dalla personalità travolgente.

Da concertista classica a busker, fino a diventare una rocker di successo: lei stessa si definisce un’anomalia nel mondo della musica. Rifiutata dai locali, per alcuni anni Micol suona in strada e diventa la regina di Piazza Navona. Il passaparola e la sua bravura la portano in tv e da quel momento inizia una carriera da rocker con la sua band, da sempre sognata e desiderata.

Tra novembre e dicembre uscirà il suo nuovo album Play, composto da ri-arrangiamenti di brani rock famosi, insieme a canzoni inedite. Un mix di suoni e contaminazioni di genere visibile già in Freestyle, il primo singolo estratto dall’album.

Il 7 dicembre sarà in concerto all’Auditorium Parco della Musica di Roma per presentare il nuovo disco. In attesa di vederla esibirsi con la band su uno dei più importanti palchi della capitale, le abbiamo chiesto di raccontarci la sua incredibile storia. Mettetevi comodi: siamo sicure che vi lascerà davvero a bocca aperta!

Sei l’unica musicista al mondo che è riuscita a suonare Stairway to Heaven in chiesa. Come ci sei riuscita? Ho suonato Stairway to Heaven nella cattedrale di Catanzaro e pensa che il parroco non ha mai voluto che ci fossero concerti in chiesa. Prima di me gli avevano proposto Carmen Consoli, ma lui si era rifiutato categoricamente. Quando gli hanno proposto me, come ha sentito che suonavo l’arpa ha accettato subito, ma penso che non conoscesse i brani del mio repertorio. Fatto sta che lui era presente al concerto e la cattedrale era piena: fu davvero un grande successo, ma credimi, avevo tremato prima di suonare lì, perché temevo si alzasse dicendomi che quel brano non andava bene…in ogni caso è andata!

Quando è nata la tua passione per l’arpa? La prima volta che ho visto un’arpa avevo 3 anni. Mia madre mi aveva portato a vedere il balletto de Il lago dei cigni in teatro a Genova, nella mia città, ma io, anziché guardare le ballerine, guardavo l’arpa nella buca dell’orchestra: nella mia mente avevo già deciso di volerla suonare. Ovviamente, essendo molto piccola, nessuno credette a questa cosa, ma ho insistito talmente tanto, che alla fine ho iniziato con il pianoforte a 5 anni, perché ero considerata troppo piccola per l’arpa. Finalmente, a 8 anni, ho iniziato seriamente con lo studio di questo strumento e a 10 mi sono iscritta in conservatorio. Ho concluso gli studi a 18 anni: sono stata l’unica in Italia a diplomarmi così presto, non era mai accaduto prima!

Dopo il diploma hai iniziato subito la tua carriera di concertista classica, ma poi hai abbandonato tutto per intraprendere una carriera da solista. Come sei arrivata a questa decisione? Appena diplomata sono stata subito scelta per suonare nell’Orchestra Giovanile Italiana e nell’ Orchestra Luigi Cherubini, diretta dal maestro Riccardo Muti. Poi sono cresciuta e ho iniziato a lavorare nelle orchestre classiche italiane, ma si trattava di contratti a progetto che non mi garantivano uno stipendio fisso. Inoltre, dai miei 18 ai 27 anni, non è mai stato bandito un concorso per poter entrare come stabile in un’orchestra; però io avevo bisogno di lavorare in maniera fissa con la musica! Per cui mi sono trovata in un momento di smarrimento, perché suonavo a contatto con realtà importanti ma non vedevo di fronte a me un futuro certo. Quindi ero stufa di questa situazione e ho iniziato ad ascoltare quello che coltivavo dentro di me, cioè diventare una solista di musica rock. Sognavo grandi palchi, di avere una band e di avere un pubblico giovane di fronte a me. Ma, soprattutto, sognavo di suonare tante note, cosa che in orchestra non è possibile, perché hai una parte da rispettare insieme agli altri strumenti. Quindi in quel momento ho scelto di diventare una busker, un’artista di strada, e di vivere suonando i miei arrangiamenti.

Come hai avuto l’idea di fare gli arrangiamenti dei brani rock? In realtà ho sempre scritto musica e arrangiato brani miei. Ho iniziato con quello che sentivo in radio, principalmente musica pop. Quando andavo a propormi nei locali di Roma chiedendo di suonare, nessuno mi voleva, quindi ho deciso di esibirmi in strada per farmi conoscere in qualche modo; e da lì c’è stato un grande passaparola, fino a quando sono stata notata da due importanti critici musicali rock. Mi invitarono nella loro trasmissione, ma suonando pop non sapevo bene che cosa proporre. Decisi allora di suonare Firth of Fifth dei Genesis che è stato il mio primo arrangiamento di rock progressive e da quel momento è nata Micol Arpa Rock.

Chi è Micol Arpa Rock? Un casino. Un gran casino! Io mi sento un’esplosione, bisogna stare attenti perché sono un caos, un concentrato di energie pronte a esplodere. Cambio le carte in gioco sempre, evado, è difficile starmi dietro: ho i coriandoli in testa, è tutto un gran carnevale nella mia testa.

“Ho dato un calcio a tutte le regole e sono finalmente diventata me stessa. Bisogna avere il coraggio di essere sempre se stessi e di lottare per inseguire i propri sogni. A chi mi diceva “ma dove vuoi andare andare con quell’arpa?” ho dimostrato di avere il fuoco dentro. Ora faccio quello che ho sempre sognato di fare”

Ricordi la prima volta che hai suonato in strada? Certo, ed è stata una scena rocambolesca! La prima volta che ho suonato in piazza è stato nella piazzetta di San Teodoro, in Sardegna, dove ero in vacanza. Mi ero portata dietro una piccola arpa celtica e una sera, per caso, decido di mettermi a suonare in pubblico. Scelgo questa piccola stradina in pieno centro storico ma all’inizio mi va tutto malissimo. Lì era tutto pieno di bancarelle e di fronte a me ce n’era una di crepes e piadine: la proprietaria mi è letteralmente venuta addosso, urlandomi di andare via. Era arrabbiatissima, perché la gente, anziché fermarsi da lei, preferiva ascoltare me. Ne è nata una lite furibonda, sedata da un vigile che, per farmi esibire, mi ha portato in una stradina poco più su. Ovviamente anche lì si è bloccato tutto, c’era un caos assurdo, perché la gente si fermava ad ascoltare ancora più di prima. Dopo due ore di concerto sono tornata in camera mia, ho contato le monete che avevo racimolato e letto tutti i biglietti e le frasi che mi avevano lasciato le persone: è stato in quel momento che mi è venuta l’idea di trasformare tutto questo in un lavoro.

C’è mai stato un momento in cui hai pensato di mollare tutto? C’è sempre questo momento! Purtroppo io vivo in modo altalenante, quando sono sul palco è tutto perfetto, ma quando non sono sul palco non ho modo di esprimermi e mi butto molto giù. Tante volte penso di mollare tutto, ma poi rinsavisco e dico a me stessa: ma che cavolo dici? Per arrivare fino a qui c’è stata davvero una grande lotta di sopravvivenza, anche nei confronti della società che non accettava che facessi quello che facevo. Sai quante volte mi hanno detto ma perché non vai a lavorare? All’inizio nessuno credeva in questo progetto e ricordo anche i brutti momenti trascorsi quando ho fatto la licenza per esibirmi in strada. Piangevo sempre! Spesso altri artisti non volevano che mi esibissi nelle loro vicinanze e volevano mandarmi via…insomma, non è stato per niente facile. Ma non ho mai mollato.

Due settimane fa Chris Martin ha condiviso una tua esibizione tra gli highlights del suo profilo Instagram. Cosa hai pensato quando lo hai visto? Ma non ci potevo credere! Gli ho scritto subito per ringraziarlo e l’ho invitato il 7 dicembre a vedere il mio concerto all’Auditorium Parco della Musica.

E a proposito di grandi artisti, c’è qualcuno in particolare con il quale ti piacerebbe suonare? Bruce Springsteen! Mi piace volare alto…

Sei l’unica arpista rock in Europa. Sei l’unica musicista che è riuscita a suonare Stairway to Heaven in un luogo sacro. Hai persino inventato un cubo per poter suonare in piedi…cosa dobbiamo aspettarci da te prossimamente? Che diventi l’unica nel mondo! In realtà non esiste un’altra Micol Arpa Rock o, perlomeno, non ne ho la certezza, ma aldilà del fatto se esiste o meno un’altra musicista che fa quello che faccio io, posso dirti che gli arrangiamenti sono soltanto miei, non li ho mai scritti e di conseguenza sono personali. Per cui, aspettiamoci grandi cose, mi sento positiva!

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“Folle volo”: concept musicale dai toni epici

Il progetto prende vita da un collettivo musicale e ripercorre le vicende dei personaggi più significativi dell’Odissea, indagandone i sentimenti in chiave umana e contemporanea

Da Omero a Itaca, passando per Dante. Ecco il progetto discografico Folle Volo, pubblicato da Isola Tobia Label e disponibile sul sito web dell’etichetta oltre che nei principali digital stores. L’uscita è accompagnata dal videoclip del brano Kalypso, realizzato con le illustrazioni dell’artista Lemeh42.

Folk opera un po’ rock, punteggiata da elettronica, influenze jazz e blues, l’album ci trasporta con le sue note negli animi dei personaggi più significativi dell’Odissea, visti in una chiave del tutto inedita e molto lontana da come siamo stati abituati a vederli fra le pagine del poema omerico.

L’idea nasce da un collettivo musicale di varia che prende il nome di Folle Volo, fondato circa 8 anni fa dal chitarrista Victor Mazzetta, dal cantautore Danilo Di Giampaolo e dal batterista Eddi Bordi, con la successiva collaborazione, fra gli altri, della cantante Paola Ceroli e del chitarrista Stefano di Matteo. La band include musicisti di varia estrazione (classica, jazz, popular music), ciascuno con esperienze e ispirazioni artistiche differenti che, dopo un lungo percorso di elaborazione e confronto, sono confluite nel progetto discografico del quale condividono il nome, ispirato alle parole fatte pronunciare da Dante a Ulisse nel canto XXVI dell’Inferno della Commedia:

«e volta nostra poppa nel mattino / de’ remi facemmo ali al folle volo».

Una scelta non casuale, poiché le figure del mito greco vengono letteralmente rovesciate e stravolte nel loro punto di vista. E se Penelope si trasforma quasi in una femme fatale che si lascia tentare dalle lusinghe dei Proci, arrivando perfino a innamorarsi di Anfinomo, Ulisse affianca alla sua proverbiale astuzia le doti di seduttore appassionato. Anche Antinoo, il Ciclope, Kalypso, le Sirene, Nausicaa mostrano il loro lato umano, confrontandosi con le debolezze e le fragilità del proprio essere. Circe invece, servendosi di ammalianti parole accompagnate da atmosfere musicali caraibiche e studiate allitterazioni, invita a godersi i piaceri della vita.

Il senso di questo viaggio epico assume quindi contorni nuovi, ai quali viene dato particolare risalto attraverso la scelta di suoni musicali e lessicali che contribuiscono a creare pathos durante l’ascolto dei 12 brani della tracklist.

Quando questo progetto è nato, ormai circa otto anni fa – raccontano i Folle Volo – si trattava solo di una comunità di musicisti, cresciuti in ambienti musicali lontani e diversi che cercavano un modo per poter tradurre in note una forte amicizia personale e una fortissima sintonia di intenti e visioni della realtà artistica che li circondava. Senza un vero e proprio obiettivo e senza un canovaccio da seguire, per mesi, ci siamo limitati ad incontrarci per parlare di musica, strumenti alla mano. Nel tempo, questi incontri sono diventati più frequenti e da semplici riunioni di amici, si sono trasformati in un vero e proprio laboratorio musicale. Quando tutto il materiale musicale ha finalmente iniziato a prendere forma – proseguono poi – abbiamo cercato storie e figure che potessero contenere idee così lontane e così vaste. Ecco quindi che la nostra scelta è ricaduta sull’Odissea. E se inizialmente ci è sembrato di indossare panni più grandi dei nostri, come quando da bambini si gioca a fare gli adulti con le scarpe dei genitori, ci siamo invece poi accorti che dietro alla grandezza dei miti classici, non si nascondeva altro che il tentativo di spiegare e raccontare delle semplici storie di uomini e di donne. In breve tempo, alla stessa maniera di chi osserva la superficie di uno stagno torbido schiarirsi dopo la pioggia, abbiamo rivisto nelle storie di eroi ed eroine antiche, le nostre storie e le storie degli uomini che ci circondano, ritrovando in loro le stesse piccolezze, meschinità, gelosie, tradimenti e delusioni di tutti i giorni. Ci siamo allora permessi di ‘cucire’ le nostre storie addosso agli eroi omerici. Perché in realtà siamo convinti – concludono infine – che gli uomini e le storie che li riguardano, di questo o di altri tempi, di queste e di altre terre, siano sempre uguali. Nella loro sorprendete unicità”.

SKY Arte presenta “Indie Jungle”

In onda dal 17 ottobre alle 20.30 un viaggio nella musica indie italiana con 12 concerti dal vivo

Gli autori della musica indie italiana si raccontano attraverso speciali interviste e si esibiscono in esclusive session musicali per Sky Arte. La musica dal vivo ha un nuovo approdo: INDIE JUNGLE, il nuovo programma di approfondimento musicale, che propone 12 puntate monografiche per altrettanti concerti. Esclusive serate alla scoperta delle sonorità e delle storie degli artisti coinvolti, attraverso un accurato racconto che rende questi live anche dei veri e propri mini documentari.

In onda su Sky Arte da sabato 17 ottobre alle ore 20.30, sarà disponibile anche on demand e in streaming su NOW TV. La puntata integrale sarà inoltre visibile in streaming sul video portale di Sky, per tutta la settimana successiva alla messa in onda.

INDIE JUNGLE è un format dedicato al mondo dei live e propone sullo schermo l’esperienza di un intero concerto dal vivo. In questo momento storico, in assenza di eventi live, infatti, il programma è stato concepito come un momento di condivisione a distanza. Una nuova occasione per artisti e spettatori per vivere la musica. Uno spazio in cui nomi della scena italiana realizzano una speciale performance dedicata al pubblico, che purtroppo non potrà godere dei concerti dal vivo per diverso tempo ancora.

Frah Quintale sarà il protagonista della prima puntata, in onda il 17 ottobre su Sky Arte

Protagonisti di INDIE JUNGLE saranno: Frah Quintale, Fulminacci, Calibro 35, Coma Cose, La Rappresentante di Lista, Gazzelle, Ghemon, Eugenio in via di Gioia, Colapesce e Dimartino, Selton, Lucio Corsi, Lucio Leoni. Straordinarie voci che rappresentano, per qualità ed eterogeneità, un importante spaccato della musica attuale.

INDIE JUNGLE è un programma ideato e scritto da Massimiliano De Carolis e Fabio Luzietti, prodotto da ERMA PICTURES in collaborazione con Sky Arte, ATCL e Spazio Rossellini. È in onda dal 17 ottobre su Sky Arte (canale 120 e 400 di Sky) e sarà disponibile on demand e in streaming su NOW TV. Visibile anche sul video portale di Sky.

5 biografie musicali imperdibili

“Leggete tante biografie. Una sola non è sufficiente. Per non inguaiarsi bisogna beccare la biografia giusta. Solo che non puoi mica sapere prima qual è quella che fa al caso tuo. È per questo che bisogna leggerne tante. Leggetene e regalatene agli amici, potreste fargli un grosso favore” Gianni Minà

La letteratura e la musica viaggiano a braccetto: noi ragazze di Smells Like Queen Spirit siamo delle accanite lettrici, nonché divoratrici di buona musica. Quindi, cosa c’è di meglio di una biografia musicale? L’autunno è il periodo ideale per leggere un buon libro durante i tuoi pomeriggi di relax. Eppure, trovare un libro che faccia proprio per te, non è mica un’impresa facile! Ecco perché abbiamo deciso di consigliarti ben 5 biografie musicali imperdibili:

1. Just Kids, Patti Smith, 2010

Just Kids è il libro di memorie di Patti Smith, nel quale l’artista racconta in prima persona tutte le vicende legate alla sua tormentata relazione con il fotografo Robert Mapplethorpe, scomparso prematuramente nel 1989 (ne abbiamo parlato anche nel primo appuntamento di Discovery Woman che puoi leggere qui). Ma Just Kids non è solo un’autobiografia: è il racconto di un’epoca di rivoluzioni sociali e culturali che avrebbero condizionato profondamente gli anni a venire. E’ il racconto di una New York colorata e decadente, di fine anni 60, dove un incontro fortuito avrebbe segnato in maniera indelebile il destino di due ragazzi, poco più che ventenni, che resteranno per sempre “solo ragazzi”.

2. Bowie. La biografia: 1947-2016, Wendy Leigh, 2017

Ambiguo, sensuale, geniale. Tra confessioni, aneddoti e rivelazioni, tutta la verità sull’enigma David Bowie. Questa biografia, l’unica aggiornata agli avvenimenti più recenti, contiene un inserto con le foto personali del Duca Bianco. L’autrice ha raccolto 75 interviste con amici e persone vicine a Bowie, rivelando le sue caleidoscopiche avventure sentimentali, gli eccessi e le amicizie – a volte vere, a volte controverse- con gli altri musicisti, come Lennon e Jagger. Questo libro è un vero ritratto pubblico e privato di un artista camaleontico, che ha rivoluzionato non solo la musica, ma anche la moda e l’idea di identità sessuale.

3. Born to run, Bruce Springsteen, 2016

La stesura, durata 7 anni, dimostra quanto sia stato difficile per il Boss mettersi a nudo e svelare dettagli personali della sua vita privata, messa nero su bianco e a disposizione di chiunque. Eppure Bruce riesce perfettamente nel suo intento: dalle pagine trasudano esperienza, sentimento, dolore, privazioni ma anche successo e gioie, dimostrando che, solo con una forte dedizione e volontà, è possibile raggiungere qualsiasi obiettivo.

4. My Love Story. L’autobiografia, Tina Turner, 2018

Tina Turner si racconta in maniera onesta e sincera, lasciandosi andare a una riflessione profonda sul senso della vita. In My Love Story Tina mette a nudo le sue fragilità di donna e di artista, rivelando sia i momenti più esaltanti della sua carriera, sia la caduta nel baratro della depressione, a causa di un marito manipolatore e violento. Una lettura intensa e fortemente motivante, dal quale emerge l’immagine di una grande donna, una rockstar che ha saputo sempre rialzarsi e reinventarsi, nonostante tutto. (Parleremo nuovamente di Tina Turner in Discovery Woman di novembre!)

5. Clapton. Autobiografia, Eric Clapton, 2007

Autobiografia di una leggenda del rock, una vita sotto i riflettori che somiglia a un giro di montagne russe. Quella di Eric Clapton è la storia di un sopravvissuto, segnata da successi intramontabili, eccessi e tragici lutti, come la scomparsa del figlio Conor avuto da Lory Del Santo. Ma è anche una storia di amicizia e passione, come quella con George Harrison, interrotta in seguito al matrimonio burrascoso con Pattie Boyd, la prima moglie di Harrison (musa di “Layla”).  Una lettura entusiasmante dove Clapton svela se stesso, senza filtri né pudori. Una lettura che è un farmaco per l’anima.

Vuoi suggerirci altre biografie interessanti? Lasciaci un commento!

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The Zen Circus “Appesi alla Luna”

Il nuovo singolo e video dei The Zen Circus domani sarà disponibile su tutte le piattaforme digitali

THE ZEN CIRCUS annunciano l’uscita di un nuovo singolo e video. Il brano, intitolato “APPESI ALLA LUNA”, sarà disponibile su tutte le piattaforme digitali da venerdì 2 ottobre.

The Zen Circus: 10 album, un EP, una raccolta, un’infinità di concerti in oltre 20 anni di carriera, festeggiati nel 2019 con un importante sold out al Palazzetto dello Sport (Paladozza) di Bologna. E ancora la partecipazione in gara a Sanremo 2019 e la pubblicazione di un romanzo anti-biografico per Mondadori (settembre 2019), entrato direttamente nella Top Ten delle classifiche dei libri più venduti stilate dai maggiori quotidiani, a suggellare due decadi di attività in cui The Zen Circus hanno creato e consolidato un nutritissimo pubblico e accresciuto l’interesse da parte della critica.

Discografia:

1998 – About Thieves, Farmers, Tramps and Policemen (come The Zen)

2001 – Visited by the Ghost of Blind Willie Lemon Juice Namington IV (Ice For Everyone)

2004 – Doctor Seduction

2005 – Vita e opinioni di Nello Scarpellini, gentiluomo (I dischi de l’amico immaginario)

2008 – Villa Inferno (Unhip Records, con Brian Ritchie)

2009 – Andate tutti affanculo (Unhip Records, La Tempesta Dischi)

2011 – Nati per subire (La Tempesta Dischi)

2012 – Metal Arcade Vol. 1 (EP)

2014 – Canzoni contro la natura (La Tempesta Dischi)

2016 – La terza guerra mondiale (La Tempesta Dischi)

2018 – Il fuoco in una stanza (Woodworm Label / distr. Artist First)

2019 – Vivi si muore – 1999 – 2019 (Raccolta) (Woodworm Label / distr. Artist First)

Buon compleanno, Sugar! 5 curiosità su Zucchero Fornaciari

65 anni, 60 milioni di dischi venduti e una carriera costellata di successi internazionali: brindiamo a uno dei volti più affermati della musica, il bluesman italiano Zucchero Fornaciari

Bono Vox lo ha definito “voce da vecchio whisky”, ma Zucchero Fornaciari è questo, e anche di più.

La sua ricetta del successo prevede Pop, Blues, Funky, Gospel e Soul mescolati alla maniera “Sugar”, mentre parla di libidine e passione, libertà e maleducazione. Un artista unico nel suo genere che, nonostante abbia avuto una partenza in sordina, è riuscito a spingersi oltre i confini nazionali e ad avere successo in tutto il mondo.

Per questo motivo, in occasione del suo compleanno, abbiamo deciso di brindare ai 65 anni del Cappellaio Matto con il nostro personale contributo: ecco 5 cose che non sapevi di Zucchero Sugar Fornaciari.

1)E’ stato l’unico artista italiano a essersi esibito nello storico concerto di Woodstock

Dopo 25 anni dal primo grande concerto, Zucchero è stato l’unico artista italiano a esibirsi sul palco di Woodstock 94. Insieme a lui Joe Cocker, Red Hot Chili Peppers e Peter Gabriel.

L’edizione passò alla storia con il nome di Mudstock (“mud” ingl. “fango”) a causa del maltempo: un forte acquazzone colse tutti di sorpresa, mentre si stavano esibendo i Green Day. I fan, impazziti, iniziarono una battaglia di fango con gli artisti, che dovettero lasciare il palco prelevati da un elicottero.

2)Ha una collezione di più di 400 cappelli

Una passione, quella per i copricapi eccentrici, che Zucchero ha coltivato sin da piccolo, sulla scia del nonno Roberto. I cappelli sono diventati il suo personale segno di riconoscimento e dietro ognuno di essi si cela una storia: ne ha uno che proviene direttamente dal set di Gangs of New York, mentre un altro è addirittura appartenuto a Bob Dylan negli anni 70.

3)La sua prima chitarra aveva le corde realizzate con il filo da pesca

Ovviamente suonava malissimo, ma quella chitarra è stato uno dei primi contatti che ha avuto con la musica. In un’intervista Zucchero ha ammesso di aver fatto ricorso allo stesso stratagemma del filo da pesca, per far suonare gli ukulele durante un concerto a Cuba.

4)Quando ha conosciuto Eric Clapton è rimasto in mutande

Il giorno in cui ha conosciuto Eric Clapton, Sugar lo ricorda benissimo: indossava dei pantaloni di pelle nera e a Eric erano piaciuti subito. Era bastato un sincero apprezzamento, per far sì che Zucchero se li sfilasse per donarglieli. Da quel momento sono diventati amici.

5)English is good, “Maccheroni English” is better

Per le sue canzoni fa sfoggio di un suo personale tipo di inglese, che Zucchero ha soprannominato “Maccheroni English”: inizialmente Sugar cantava in inglese, ma su suggerimento di Miles Davis e di Eric Clapton ha cominciato a cantare esclusivamente in italiano. Per questo, il suo inglese è molto “maccheronico” e spesso si diverte a inserire nelle canzoni parole che non esistono.

E tu, conosci qualche altra curiosità o stranezza che riguarda Zucchero? Faccelo sapere in un commento! Se ti è piaciuto questo articolo seguici anche sui nostri social. Ci trovi su FacebookInstagram e Twitter.

Esce per Hydra Music “Voltei Pra Casa” dei Tijuaca Quartet

Guest star Stefano di Battista. Intervista all’artista Gerardina Tesauro, voce jazz dei Tijuaca Quartet

Un nuovo sound gira in città. Esce per HYDRA MUSIC il nuovo disco VOLTEI PRA CASA dei Tijuca Quartet. Il lavoro unico nel suo genere, in stile brazilian/jazz, vede dei suoi ideatori, artisti di livello internazionale. Testi e musica sono della jazzista Gerardina Tesauro, mentre gli arrangiamenti sono del pianista Marco De Gennaro. Altre personalità di rilievo come il contrabbassista Aldo Vigorito, il batterista Rocco Sagaria e la GUEST, il sassofonista Stefano Di Battista, hanno contribuito a rendere il disco un vero e proprio capolavoro che affonda le sue radici nella bella terra del Brasile.

ASCOLTA VOLTEI PRA CASA SU SPOTIFY


L’album è composto da sei tracce, tutte in portoghese, tranne Buonanotte Amor che è in italiano e di cui uscirà anche un videoclip con Hydra Music. A mo’ di subacqueo, Voltei pra casa è un’immersione e un’emersione: prima ci conduce nel profondo mare del nostro vissuto, delle nostre origini, della nostra storia e religione, poi ci fa tornare a galla con la consapevolezza che solo l’esperienza dell’interiorità può lasciare. In un viaggio mentale tra Italia e Brasile ci fa, appunto, tornare a casa, quella in ognuno di noi.

INTERVISTA A GERARDINA TESAURO, VOCE E AUTRICE DEI BRANI
 
So che hai vissuto un periodo in Brasile. Quanto questa esperienza ha influenzato il tuo modo di approcciarti alla musica e in che misura ha, inoltre, influenzato la stesura dei testi?
Un periodo lungo dieci anni durante il quale avviene un processo di svuotamento, di preconcetti e abitudini per dare spazio ad una nuova versione di ciò che siamo. Ovviamente si trasforma anche il modo di approcciarsi alla musica e all’arte, perché cambia il linguaggio. Nel mio caso ha sicuramente rafforzato il voler andare oltre la bellezza, dando importanza al significato, ma ha anche arricchito il mio bagaglio di nuovi ritmi, sound, colori, misticheria, storia e profumi.
Come possiamo definire il tuo genere musicale? Jazz bossanova brazilian?
Il mio è un genere Brazilian/Jazz dovuto anche, e soprattutto, alla fusione che avviene fra me e i musicisti. Il jazz ci dà la libertà dell’improvvisazione e di confluire nei vari generi bossa, reggae, drunk, samba.
Punta di diamante del disco “Buonanotte amor”: unica traccia in italiano e per cui girerai un videoclip sempre con Hydra Music. Perché per questo brano, rispetto agli altri, hai scelto la lingua italiana? Cosa racconta?
Certo si può decidere “a tavolino” in che lingua scrivere un brano o il giro di accordi che deve avere, ma quando si parla di processo creativo è diverso, perché quello avviene inconsciamente e l’inconscio non avvisa e non chiede permessi. Spesso accade di svegliarsi di notte ed avere l’impulso di trasferire su carta quello che vividamente abbiamo visto ad occhi chiusi. Buonanotte amor è stato ‘partorito’ in auto mentre ero diretta alle prove di teatro, quando ferma nel solito traffico delle 18:30 di una serata umida e malinconica, ho cominciato a cantare senza averne l’intenzione. Subito ho capito che non stavo canticchiando il solito motivetto che sarebbe poi finito nel dimenticatoio, e proprio per evitare di dimenticare, ho preso il cellulare per registrarlo! Il brano parla di amore e saudade, l’amore per una persona, per la vita, per la natura, per il proprio lavoro o per il potere. È un concetto universale che accomuna tutti, genera energia e passione, capace di smuovere le cosa e far andare avanti il mondo. Ho scelto questo brano per il videoclip proprio per dare la possibilità a chiunque di immedesimarsi e vedere il proprio amore attraverso il mio, premurandoci di averne innanzitutto per noi stessi.

Quali sono le tematiche più ricorrenti in “Voltei pra casa”?
Voltei Pra casa è chiaramente un’evoluzione artistica importante, quella che non interpreta, ma racconta in prima persona. Le tematiche variano dal sociale al personale: vi racconto le favelas di Rio De Janerio e, magari, del contatto perso e ritrovato con la parte più profonda di me stessa.
A fronte dei tuoi anni di esperienza: come l’arte influenza la tua vita e come la tua vita influenza l’arte?
L’arte non ha influenzato la mia vita, essendo essa la rappresentazione della vita stessa, mi ha sicuramente insegnato a guardare ogni cosa da più punti di vista. La vita di un artista è fatta di rinunce e responsabilità, se ci si pone l’obbiettivo di dare messaggi utili alla comprensione del proprio io.
Il jazz: ci restituisci un’immagine contemporanea di questo genere musicale? Come si affaccia oggi al mondo e come è recepito dal pubblico?
Il Jazz è un genere colto di nicchia, lo è sempre stato, e probabilmente lo sarà sempre di più a causa dell’informazione mediatica che, purtroppo, propone degli stampi più commerciali e di massa. Ad ascoltarlo sono, infatti, per lo più gli “addetti ai lavori” musicisti, insegnati, che oltre alla bellezza ne colgono l’espressione evolutiva in termini di musica, di libertà ed emancipazione.
Diversi artisti di fama internazionale, come il sassofonista Stefano di Battista, hanno collaborato per la realizzazione di questo disco. Com’è nata questa sinergia?
La grandezza delle guest, in questo caso di Stefano Di Battista, sta proprio nel saper trovare quel punto d’incontro all’istante. Come quando delle stelle appaiono e danno luce, l’alchimia si genera nel susseguirsi di ricordi e piccoli aneddoti, resi in musica e poesia.
Cosa ti aspetti da questo disco?
Per me è un punto dal quale ripartire per un nuovo domani, per il futuro che mi auguro sia ancora più ricco di storie da vivere e raccontarvi. Mi aspetto l’opportunità di calcare i palchi, dove mi sento a casa, felice e lontana dalle mie paure.

“Music” di Madonna compie 20 anni!

Sono trascorsi 20 anni da quando la regina del pop mondiale ha pubblicato il suo ottavo album in studio, anticipato dall’ omonimo singolo “Music”

Era il 18 settembre del 2000 e Madonna, come sempre, faceva scuola con un album da record e un videoclip che ha fatto storia. Parliamo di Music, uscito nell’agosto del 2000 e seguito da altri due singoli di successo, Don’t Tell Me e What It Feels Like for a Girl.

Madame Ciccone si presentava in una limousine tutta oro, per le strade di Los Angeles, con uno strepitoso look da cowgirl: al collo catene d’oro massiccio e gli immancabili stivali camperos a punta, che entravano prepotentemente di diritto nella moda.

Già, perché Madonna è l’unica donna al mondo che riesce a dominare le classifiche, a dettare moda e a trasformare memorabili gaffe in oro colato. Come faccia, resta ancora un mistero, ma intanto Music rappresenta ancora oggi una pietra miliare nella discografia degli anni 2000:

Disco di platino e disco d’oro in 5 nazioni

4 milioni di copie vendute dopo 10 giorni dalla pubblicazione

3 milioni di copie vendute negli Stati Uniti

15 milioni di copie vendute nel mondo

1° posto nella classifica di 25 Paesi

5 nomination ai Grammy Awards

452° posto nella lista dei 500 migliori album secondo Rolling Stone

Acclamato dalla critica come un album sperimentale e fortemente innovativo, Music segna un passaggio importante tra gli anni 90 e l’inizio del nuovo millennio: Madonna intraprende una direzione nuova, con una musica più commerciale, fatta di suoni costruiti al computer e ammiccanti ballerine in bikini (che diventeranno una costante nei videoclip di musica dance). Memorabile è la parte centrale del videoclip, dove Madonna si trasforma in un personaggio animato, che distrugge le insegne dei palazzi riportanti il nome delle sue canzoni più celebri del passato.

Spazio al nuovo, quindi, sempre a colpi di tacco. Ma non solo! Anche il nostro modo di fruire la musica sarebbe presto cambiato: da un approccio analogico, a uno “quasi” digitale, Madonna aveva previsto tutto, a conferma che una star non insegue i tempi, ma li anticipa. Sempre.

E da pochi giorni Madonna ha anche rivelato che dirigerà un film ispirato alla sua vita, con la sceneggiatura di Diablo Cody, vincitrice dell’Oscar per il film Juno. Noi, però, nell’attesa di decretare se il film sarà un successo o meno, brindiamo ai 20 anni di Music: buon compleanno!

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